lunedì 31 agosto 2009

COMUNITA' MONTANA

A chi interessa che chiudano la Comunità montana della Carnia? A vedere le reazioni che appaiono sulla stampa, sembra semplicemente una questione tra Sindaci, quelli favorevoli e quelli contrari (la maggioranza) Forse non si presta molta attenzione al ruolo che questo Ente ha svolto e sta svolgendo da anni, indipendentemente dalle maggioranze politiche che l’hanno governato. La Carnia è composta da 28 Comuni di piccole e piccolissime dimensioni. Pensare che questi piccoli comuni possano gestire da soli le immense problematiche della montagna è illusorio, ma è diventato sempre più difficile garantire servizi adeguati per i cittadini, se si resta isolati. Ecco perché subito dopo la guerra uomini illuminati come Gortani, Lepre, Marchetti e altri, forti dell’esperienza della Repubblica libera della Carnia durante la Resistenza con capitale Ampezzo, fondarono la Comunità carnica, che comprendeva non solo la Carnia, ma anche la ValCanale e il Canal del Ferro fino a Tarvisio. Poi venne la legge nazionale 1102/71 che istituì in tutta Italia le Comunità montane.

Ora a 35 anni dalla fondazione della C.M. qualcuno (tra cui il Presidente regionale Tondo e la Lega) propongono di abolirle. Per sostituirle come? Non si sa. Intanto lo stesso Tondo riconosce che senza le C.M. si rischia di perdere i finanziamenti europei, per cui è meglio per il momento commissariarle. Niente più Consiglio dei Sindaci, ma un “governatore” nominato dall’alto, un funzionario dipendente dalla Regione. Si dice che in questo modo si risparmierà. Non si dice che le spese per gli organismi comunitari costano metà di un Consigliere regionale; vedremo quanto si spenderà con il Commissario. Ci si dimentica di dire che la Comunità montana della Carnia ha saputo costruirsi in questi anni un patrimonio di 40 milioni di Euro, con il cui ricavato è autosufficiente. Vogliono sopprimere non le strutture o gli impiegati delle Comunità (che non possono essere “soppressi”; al massimo possono passare alle dipendenze di un altro Ente, la Provincia o altri organismi da creare), bensì gli organi democratici come il Consiglio e la Giunta, espressione dei Comuni. E’ una operazione “centralistica e antifederale” secondo la dichiarazione dello stesso Tondo; si dimentica che 5 anni fa il 75% dei carnici votò per la Provincia dell’Alto Friuli, che non passò per l’opposizione del gemonese soprattutto.

E intanto sopravviveranno i molteplici enti creati in questi anni per limitare l’azione della Comunità e per sistemare i propri “amici” (Cosint, Euroleader, ERSA, BIM, Agemont, ATER, Consorzi vari) per non parlare della Provincia, che durante le elezioni il centro-destra aveva promesso di eliminare

La popolazione forse conosce poco dell’attività di questo Ente, dall’energia (centraline, impianti a biomasse e fotovoltaici) alla sistemazione idrogeologica, alla cultura (vedi Carnia Musei) e alla gestione associata di molti servizi per conto dei Comuni, ma siamo sicuri che, come succede spesso, ci si rende conto di cosa perderemo quando non avremo più la Comunità.

Siamo ancora in tempo per fermare la “scure” centralizzatrice della Regione avviando una razionalizzazione degli Enti che operano in montagna e a vantaggio dei cittadini della montagna.

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